Il 5 dicembre 1944 Lingeri scrive una lettera ad Alberto Sartoris descrivendo il suo impegno nel portare a termine una villa sul lago, “...abbastanza interessante nel suo genere malgrado certe non lievi difficoltà da superare riguardo all'impiego dei materiali imposti dai recenti decreti”.
La richiesta di concessione edilizia è presentata nell'ottobre 1941, cui segue il parere favorevole del Comune di Isola Comacina, che trasmette il progetto al Genio Civile di Como.
Dopo un mese giunge il nulla osta del Genio Civile di Como, “a condizione che venga escluso l'uso del cemento, del ferro e di altri materiali non autarchici”.
Ai condizionamenti del Superiore Ministero è adeguata l'esecuzione dell'opera, che sarà privata della terrazza solarium antistante la facciata principale.
Sulla richiesta di concessione e sulle tavole di progetto sono riportati con evidenza le tecnologie strutturali e i materiali previsti: “Muratura in pietra Moltrasina parte a vista e parte intonacata, pilastri e davanzali in pietra delle Cave di Musso, solai tipo S.A.P. in laterizi con nervatura in cemento, copertura a piano inclinato protetto da lastre di pietra di Valmalenco, serramenti esterni ed interni in legno”.
Nell’archivio dell’architetto due copie eliografiche delle piante, sulle quali sono state eseguite correzioni a matita e cancellature, documentano lo studio per un’eventuale divisione della villa in due unità immobiliari, la seconda avrebbe avuto un ingresso separato su un fianco al piano terreno.
Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali nasce in Europa il Movimento Moderno teso al rinnovamento radicale dei principi, dei caratteri e dell’approccio progettuale in architettura.
In Italia i primi sintomi di un'adesione in architettura a questo movimento si sono avvertiti a Como intorno al gruppo degli architetti razionalisti capeggiati dal giovane Giuseppe Terragni.
La Casa del Fascio di Terragni, definita da Zevi “capolavoro del razionalismo italiano”, rappresenta infatti il maggior esempio di architettura razionale grazie al volume puro disegnato sulla sezione aurea, al solido impianto ed alla consistenza quasi "classica".
In architettura il Razionalismo Lariano si caratterizza per il rigore geometrico della costruzione (finestre a nastro, tetti piani e una forte componente geometrica basata sui rapporti aurei), la funzionalità degli ambienti e l’utilizzo di ritrovati delle moderne tecnologie.
Negli edifici, costruiti con rigore geometrico, privi di ornamenti e caratterizzati da linee essenziali, frequente è l’uso all’interno di grandi campiture di vetrocemento e materiali lapidei, spesso di provenienza locale a causa delle restrizioni causate in quegli anni dal regime dell’autarchia.
Un’altra importante caratteristica è costituita, inoltre, dalla stretta collaborazione con il gruppo degli Astrattisti Comaschi, anch’essi detti “Razionalisti”, come avviene ad esempio all'interno della Casa del Fascio con la decorazione murale (ora andata perduta) realizzata da Mario Radice.
Il disegno della pianta e della sezione è condizionato dal deciso orientamento a sud-est. Gli ambienti di soggiorno al piano inferiore e le camere da letto al piano superiore si aprono al lago attraverso ampie superfici vetrate, che occupano tutto lo spazio concesso tra i muri portanti, mentre le stanze di servizio sono rivolte a monte e distribuite su entrambi i piani.
L'impianto è riconducibile ad un quadrato di 20,80 metri di lato, con setti portanti ortogonali alla facciata, secondo un modulo di 4,20 metri che consente la massima libertà nel disegno delle aperture verso il lago.
Il patio, in parte tenuto a verde ed in parte lastricato, entra in diretta relazione con gli ambienti di soggiorno del piano inferiore, compenetra il volume che si riapre al piano mansardato, risolto come una loggia.
Un tinello con office, la cucina e uno studio si affacciano verso nord-ovest.
Una scala ampia e luminosa sale dall’atrio passante.
La rampa si sdoppia sul pianerottolo, collegando la zona giorno al livello superiore e alle terrazze.
Le quattro camere da letto dei proprietari si affacciano verso il lago, mentre la stanza per gli ospiti, i servizi e un guardaroba si aprono sul fronte opposto.
I colori della villa sono stati scelti da Lingeri secondo un programma cromatico personale, attento alla gradazione luminosa: la facciata principale è finita a stucco riquadrato color guscio d’uovo, i serramenti esterni in abete colore verde oliva e le travi del patio sono dipinte in rosa salmone.
Si deve a Lingeri anche il disegno di numerosi arredi tuttora presenti all’interno della proprietà.
Diplomatosi all’Accademia di Belle arti di Brera nel 1926, Pietro Lingeri è esponente di spicco del Razionalismo Italiano. Nel 1930 è tra i fondatori del gruppo comasco M.I.A.R. (Movimento Italiano Architettura Razionale) e negli stessi anni è tra gli autori delle riviste “Quadrante” e “Valori primordiali”.
Le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di materiali ed elementi innovativi per l’epoca come il cemento armato, le ampie superfici vetrate e i parapetti in profilati di metallo.
Nascono da tale intento, ad esempio, il progetto per la sede del Club motonautico AMILA a Tremezzo (1926), pubblicato sulla rivista di Giuseppe Pagano “Casabella”, e i lavori di ristrutturazione della Galleria del Milione (1930), cui facevano capo le avanguardie artistiche milanesi.
Tra il 1926 e il 1940 avvia un felice sodalizio con il caposcuola del razionalismo italiano, Giuseppe Terragni, con il quale collabora ai progetti per il Monumento ai Caduti a Como (1926), elabora il piano regolatore per la città di Como (1935) e con cui realizza le cinque case milanesi tra le quali ricordiamo la Casa per abitazioni e uffici “Rustici” in corso Sempione 34 a Milano (1935).
Con Terragni e Mario Sironi lavora inoltre a vari progetti rimasti irrealizzati commissionati dal governo fascista per Roma: dal Palazzo del Littorio (1937) alla sistemazione dei Fori Imperiali (1937), dal Danteum (1938) alla sede destinata all’Esposizione Universale del 1942.
Nel dopoguerra progetta una serie di alloggi per il quartiere QT8 di Milano (1951) e, insieme all’architetto Cesare Cattaneo, firma il Palazzo dei Congressi a Roma (1937-39; completato nel 1954).